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Il giusto valore ai termini

Dalla presentazione a Greenplast di Erica Canaia, Sales Director di FIMIC

Materiale post-produzione, post-industriale, post- consumo.
Vi è mai capitato di riflettere sul vero significato di queste tre definizioni? Per gli addetti ai lavori sono termini comunemente usati. Eppure, spesso è facile cadere in confusione, come dimostrano banalmente le ricerche generiche in internet.
Ho chiesto a clienti e fornitori di macchinari per il riciclo, europei e non, di sintetizzarli in pochi punti.

Post-produzione:

  • Materiale scartato derivante da un processo produttivo specifico
  • Scarto di produzione del processo di iniezione, estrusione e soffiaggio
  • Residuo generato durante il processo produttivo di iniezione e termoformatura
  • Materiale plastico di scarto proveniente dai processi produttivi di filmatura, soffiaggio, stampaggio o altro, che non viene a contatto con contaminanti se non quelli dovuti ad uno stoccaggio inadeguato
  • Recupero dalla produzione di polimero in fase di polimerizzazione prodotto durante le partenze e le fermate
  • Rifili o ritagli termoplastici generati da impianti per la produzione di imballaggi (materiale normalmente pulito e facilmente riciclabile)
  • Normalmente viene riciclato internamente dalla stessa azienda che l’ha prodotto.

Post-industriale:

  • Materiale plastico di scarto proveniente dai processi produttivi industriali in cui viene utilizzato per protezione, rivestimento, contenimento, imballaggio e che quindi può essere contaminato da agenti esterni e dai prodotti con i quali la plastica viene a contatto (può essere lavato o non lavato)
  • Materiale plastico di scarto dalla fabbrica, prima di compiere la sua funzione. Per esempio pezzi di plastica di veicoli che non hanno passato il controllo di qualità
  • Recupero degli scarti prodotti presso le aziende che producono manufatti
  • Materiale termoplastico preventivamente utilizzato per l’imballo di prodotti nel settore industriale
  • Materiale mediamente contaminato e riciclabile previo trattamento di pulizia/ decontaminazione /filtrazione. Lavaggio necessario
  • Scarto interno venduto ai riciclatori. Plastiche miste, contaminate da stoccaggio. Poca quantità e teoricamente pulite
  • Post produzione e post industriale sono la stessa cosa: facile da riciclare e si migliora l’impatto ambientale
  • Materiale complementare ad un processo industriale che ha esaurito la sua funzione principale.

Post-industriale e post-produzione sono due definizioni che spesso si confondono. A livello legislativo non esiste ancora una definizione chiara delle tre tipologie di materiali, ma ci viene in aiuto quella fornita da CPA (Circular Plastic Alliance) che divide in BY-PRODUCT (sottoprodotto), PRE-CONSUMER (pre-consumo) e POST-CONSUMER (post-consumo).

Pre-consumer è materiale generato dalla produzione di un prodotto, mentre post-consumer è generato dall’uso dello stesso. La differenza quindi tra pre-consumer e by-product sta nel fatto che il by-product non è considerato scarto.

Quindi, per esser più precisi, potremmo definire il materiale post-industriale come: Materiale plastico di scarto, che ha esaurito la sua funzione principale, proveniente dai processi produttivi industriali, utilizzato per protezione, rivestimento, contenimento, imballaggio e che quindi può essere contaminato da agenti esterni e dai prodotti con i quali la plastica viene a contatto. Materiale mediamente contaminato e riciclabile previo trattamento di pulizia/ decontaminazione /filtrazione. Lavaggio necessario, ma può risultare lavato o non lavato dai riciclatori.Se riprendiamo la precedente definizione di post-produzione, dobbiamo allora aggiungere un particolare per differenziarlo dal post-industriale: che non è scarto! Ma appunto residuo di rifili o ritagli di materiale plastico generato in produzione di un polimero o durante un processo produttivo specifico, che può esser di filmatura, soffiaggio, stampaggio, iniezione, estrusione, scartati durante le partenze o le fermate. Questo materiale non viene a contatto con contaminanti (se non per errato stoccaggio) ed è quindi normalmente pulito, asciutto, facilmente riciclabile in quanto tutte le caratteristiche sono conosciute.

Post-consumo:

  • Recupero dei prodotti già adoperati dai consumatori, che è necessario trattare (separare, lavare, ecc.) prima di poterli estrudere
  • Materiale plastico che arriva dal circuito di raccolta degli scarti che già hanno compiuto la loro finalità
  • Imballaggi termoplastici provenienti dalla raccolta differenziata o da impianti di selezione (materiale con contaminazione medio/alta), riciclabile previo trattamento di pulizia/ decontaminazione/ filtrazione
  • Materiale che ha esaurito la funzione indipendentemente dall’ambito di utilizzo (domestico, commerciale, ecc.)
  • Materiale plastico di scarto proveniente da raccolta differenziata, selezionata, lavato o non lavato
  • Materiale plastico proveniente dal circuito di raccolta delle immondizie, che hanno ovviamente terminato la loro finalità.
  • Imballaggi usati che vengono raccolti, selezionati, lavati e riciclati.

Possiamo quindi confermare che il materiale post-consumo si può definire come l’insieme di imballaggi o materiale plastico di scarto provenienti dalla raccolta differenziata o da impianti di selezione che hanno già compiuto la loro finalità, e sono riciclabili previo trattamento di lavaggio e decontaminazione prima di poterli estrudere e filtrare.

Queste tre tipologie di materiale non possono poi essere riciclate nello stesso modo.
Mentre infatti il sottoprodotto (by-product) o post produzione, viene generalmente riciclato internamente e non lascia mai l’azienda che inizialmente li ha prodotti, i materiali post-industriali e post-consumo non vengono trattati allo stesso modo. Ad esempio, mentre il sottoprodotto non ha bisogno di lavaggi o impianti di selezione, in quanto l’azienda stessa conosce la provenienza del proprio materiale e, al momento dello stoccaggio, si preoccupa di evitare contaminazioni inutili, in caso di materiale post-industriale e post-consumo lo stoccaggio non viene fatto con cura, il materiale viene trasportato e può essere anche mescolato a materiale diverso in base al fornitore. Quindi, potremmo trovare contaminazioni molto diverse in base all’origine del materiale, alla fonte e anche al paese di origine, perché la stessa sabbia analizzata in vari paesi ha una composizione diversa e un diametro diverso.

Definire quindi al meglio il proprio materiale, anche utilizzando test di laboratorio efficaci per definire il livello di contaminazione del materiale, permette poi di dirigersi correttamente alla richiesta di macchinari adatti alla lavorazione del materiale alla fine del processo di riciclo, per ottenere la migliore qualità possibile.

Conclude Erica Canaia: Come aziende del settore, abbiamo anche il compito di dare consulenza ai nostri clienti. Il mondo del riciclo ha bisogno di noi: non ci sono libri, ma solo esperienza sul campo.

FIMIC è sempre in prima linea per fornire alle aziende i filtri migliori in base alla tipologia di materiale e alle specifiche esigenze.

 

www.fimic.it

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