L’Ogreen di Oldrati riscrive la storia e si prepara a fare scuola.
Oldrati Group è una delle più importanti realtà aziendali in Italia nel settore degli elastomeri. La produzione è altamente specializzata in articoli tecnici in gomma, plastica e silicone su disegno per diversi settori, tra cui quello automobilistico, sanitario, elettrodomestico, industria manifatturiera, oil & gas e sportivo. Al suo interno si sviluppa verticalmente l’intera filiera produttiva con tecnologia integrata, dalla creazione delle mescole al confezionamento del prodotto finito. Nove sono gli insediamenti produttivi in Italia in cui trovano spazio un laboratorio R&D recentemente ampliato, officine dedicate alla progettazione e alla creazione di stampi, linee produttive per gomma, gomma-metallo, plastica e termoplastica e silicone.
Tutto ha inizio nei primi anni ’60 nella “rubber valley”, una zona precisa tra le province di Bergamo e Brescia, quando Vanni Oldrati, dopo diversi anni durante i quali apprende nuove tecniche produttive per sviluppare e realizzare guarnizioni in elastomero, intraprende la strada dell’imprenditoria e fonda nel 1964 la Oldrati Guarnizioni Industriali. Oggi Oldrati è un gruppo internazionale con stabilimenti in Italia e all’estero e conta quasi 1750 dipendenti. La sua continua espansione si è manifestata nel tempo con l’acquisizione di un numero sempre maggiore di aziende italiane che apportano continuamente nuovi know-how e specializzazioni.
Per rispondere ad un’esigenza manageriale di tale entità, l’azienda ha una struttura in tal senso ben consolidata, studiata per far fronte, nel miglior modo possibile, alle nuove dimensioni del gruppo e alle sempre più numerose sfide del mercato. Oldrati Group ha scelto di fare della competenza, dell’imprenditorialità e della capacità di adattamento i propri punti di forza, poiché il miglioramento continuo si ottiene soltanto giorno dopo giorno.
Per questi motivi, attraverso il bilanciamento delle esigenze economico-finanziarie e di quelle connesse alla dimensione sociale e ambientale, Oldrati punta infatti con ferma convinzione sulla sostenibilità, non solo come scelta etica ma anche come un’opportunità di crescita industriale. Per questo il Gruppo Oldrati è costantemente impegnato nella ricerca di processi produttivi innovativi che determinino un minore impatto energetico nella fabbricazione dei prodotti, nel rispetto degli standard di sicurezza e di eco-compatibilità.
Da qui, muove la sfida più grande: un prodotto realizzato con materiale rigenerato che risponde al nome di Ogreen.
La selezione dei materiali e la gestione dei processi rigenerativi sono la chiave per poter creare un prodotto finito affidabile e comparabile a quelli prodotti esclusivamente con gomma vergine. Il processo di rigenerazione è stato negli anni affinato nei reparti R&D di Oldrati per garantire che le caratteristiche fisiche della gomma non subiscano variazioni. Oggi, questo processo di rigenerazione consente alla gomma molteplici cicli rigenerativi.
La gomma rigenerata Ogreen rappresenta la materia prima che, insieme ad altri elementi e ad una percentuale di materiale vergine, dà forma al manufatto finito. Ogreen può potenzialmente essere utilizzata al 99% per produrre nuovi componenti, a seconda delle prestazioni specifiche richieste, garantendo prestazioni paragonabili a quelle ottenute da prodotti con materie prime vergini.
Di questa nuova conquista industriale, ottenuta attraverso la ricerca continua di soluzioni ad alto contenuto tecnologico, ci parla Manuel Oldrati, CEO di Oldrati Group.
In quale momento vi siete accorti che percorrere la strada della sostenibilità e quindi intraprendere un progetto che fosse realmente green fosse la scelta vincente?
Non è stato un momento. È stato un percorso lungo e sempre cercato, mai frutto del caso o della singola opportunità. Quanto abbiamo fatto e quanto stiamo facendo sicuramente non avviene in conseguenza della situazione che stiamo vivendo sui mercati in questo momento. Già negli anni ’70 era tra le idee imprenditoriali di mio padre quella di poter utilizzare materiali di scarto; a riprova di ciò, già negli anni ‘80 aveva messo a terra uno dei primi impianti di granulazione e di polverizzazione per micronizzare gli scarti affinché potessero essere riutilizzati. L’idea di base, tuttavia, era però quella di fare qualcosa di diverso perché questi primi rigenerati di fatto venivano utilizzati in una piccola percentuale.
L’obiettivo desiderato, ovvero quello di riportare allo stato vergine un materiale a fine vita, ha sempre accompagnato i nostri processi produttivi. La nostra propensione alla ricerca ha fatto il resto. Quello che vediamo oggi è frutto del lavoro di decine di anni, in particolar modo negli ultimi dieci, poiché ad un certo punto il contesto generale è mutato ed abbiamo potuto mettere il piede sull’acceleratore. Abbiamo investito, inserendo nuove figure nell’R&D con il focus di portare avanti questo progetto. Soltanto negli ultimi sette anni però siamo arrivati a plasmare prima e a toccare poi con mano il frutto della nostra ricerca; allora abbiamo insistito, facendo investimenti su mezzi e capitale umano. Abbiamo attraversato innumerevoli fasi di testing e superato difficoltà di vario tipo.
Sul mercato ci sono, va detto, alcune società che hanno trovato a loro volta un metodo per poter ridare una seconda vita alla gomma, tuttavia adottando soluzioni nelle quali viene utilizzata molta chimica. Il nostro processo invece riporta la materia allo stato originario, andando a lavorare con una combinazione di azione meccanica e temperatura, anche se questo ha portato con sé, nell’applicazione pratica, problematiche peculiari. Inoltre, fino a qualche anno fa, andare da un cliente e sostenere di essere in grado di fare ciò che stiamo facendo oggi sarebbe stato un po’ come fare un salto nel vuoto: c’era un limite ideologico, una barriera di pregiudizi da superare.
Oggi fortunatamente non è più così e nei confronti del materiale riciclato ci sono grandi, enormi aperture.
La sostenibilità, quindi, era nel vostro DNA ed è affiorata in superficie poco per volta. Ora vi caratterizza e vi distingue come un segno indelebile.
Esatto, a garanzia del fatto che è lì per rimanerci. Non abbiamo cavalcato l’argomento del momento, abbiamo fatto la scelta di portare avanti un progetto e di credere in esso. Inoltre, come detto, nel settore degli elastomeri i progetti in questa direzione sono pochi, ed ancora meno sono le realtà sul mercato che propongono la gomma rigenerata. Questo secondo me è un elemento veramente importante da evidenziare, perché Oldrati è partita con il progetto Ogreen molti anni fa ed è arrivata prima di altri, sicuramente prima. Oggi non parliamo più di un disegno, di un’idea, di una speranza; stiamo parlando della reale capacità di trattare industrialmente questa innovazione sostenibile. Detto ciò, sono anche convinto che tra qualche anno altri competitors otterranno gli stessi risultati. Per il momento abbiamo noi questo vantaggio competitivo.
E ne potrete fare scuola. Un vantaggio realmente importante anche dal punto di vista motivazionale per l’azienda stessa.
Noi ce lo auguriamo. Vogliamo pensare che potrà essere così. Ciò che a noi sta a cuore, in questo momento, è portare sul mercato una maggiore consapevolezza, il sensibilizzare gli utenti verso questa innovazione. Oggi siamo nella fase di discussione con il mercato e con i clienti; nel momento in cui nessuno potrà mettere in discussione i risultati che abbiamo ottenuto, allora diventerà anche per noi di grande interesse sondare il mercato alla ricerca di partner interessati a portare avanti il progetto su più larga scala. Vogliamo che la soluzione Ogreen sia disponibile per tutti, che questa competenza e questa tecnologia di riciclo si diffonda ma siamo anche consapevoli che noi abbiamo una certa dimensione. Per fare questo passo abbiamo decisamente bisogno di partner.
Ciò significa che ci sono altre resistenze oltre a quelle ideologiche e di pregiudizi accennate in precedenza?
Sì, ma sono essenzialmente collegate e conseguenti. La prima parte delle resistenze era ideologica e si sta superando con quello che io chiamo effetto Greta (Thunberg, ndr). Prima il rigenerato era sinonimo di prezzo basso e qualità scadente. Soltanto con il materiale vergine si andava sul sicuro. Per far rigenerato servono chiaramente investimenti importanti ed è proprio il mostrare questa evidenza, il dare riscontro degli innumerevoli percorsi di testing, che ha portato Ogreen a superare la diffidenza iniziale. I clienti hanno vinto i pregiudizi e sono disposti ad osservare quanto le performance siano realmente paragonabili al vergine. Come avviene per ogni nuovissimo materiale, in principio c’è la fiducia, poi ovviamente cominciano i test interni.
Perciò, possiamo affermare che la fase di resistenza ideologica è stata superata e stiamo ora gestendo i conseguenti e fisiologici tempi industriali dell’inserimento e lancio della nuova tecnologia.
A questo punto, sveliamo qualcosa in più a proposito di Ogreen. Come nasce il prodotto?
Parto dai benefici: per ogni kg di Ogreen che produciamo ed immettiamo sul mercato, c’è 1 kg in meno di materie prime vergini che togliamo al pianeta. Andiamo a creare meno rifiuto perché di fatto attiviamo un’economia circolare. Abbiamo ricevuto anche l’esito del primo LCA (life-cycle assessment, ndr) condotto da una società specializzata in ingegneria ambientale ed abbiamo conseguito risultati veramente importanti: rispetto al manufatto realizzato con materia prima vergine abbiamo un risparmio che vale il 15-30% di emissioni di CO2 in meno. Questo per noi è un punto di partenza fondamentale. Per quanto riguarda il ciclo produttivo di Ogreen, abbiamo voluto semplificare nonché verticalizzare il processo. Riuscire a produrre dei manufatti con materiale rigenerato che abbiano delle performance da articolo tecnico senza sperimentare il downgrading delle prestazioni, è possibile per Oldrati poiché gestisce internamente l’intero processo. Oldrati Group è un’azienda verticalizzata: nel primo passo andiamo a recuperare, a raccogliere la gomma precedentemente vulcanizzata, poi avviene un primo step di verifica ed analisi qualitativa nella quale andiamo a identificare le famiglie chimiche polimeriche. Successivamente, c’è un trattamento iniziale nel quale si fa sostanzialmente un dimensionamento delle parti. Poi finalmente arriva lo step centrale, quello che noi chiamiamo eco- mastering, nel quale la gomma vulcanizzata di fatto compie un passo indietro nel tempo e viene rigenerata, de- vulcanizzata, se così vogliamo dire. A quel punto il materiale che ne risulta diventa il nuovo ingrediente di una mescola che prende appunto il nome di Ogreen. I controlli qualitativi che facciamo sul prodotto finito sono poi esattamente gli stessi che facciamo sugli articoli realizzati con materia prima vergine, perché alla fine del processo il prodotto finito è tale e quale al prodotto vergine, ne ha le medesime caratteristiche. Durante il processo di produzione di Ogreen, invece, ci sono diverse fasi di controllo e verifica supplementari che sono ciò che ci permette di garantirne la qualità.
Al momento, la fonte preferenziale per l’approvvigionamento è quindi interna?
Esatto. Utilizziamo i by-product interni perché, essenzialmente, sappiamo tutti che conoscere a quale famiglia chimica appartiene lo scarto di partenza è un elemento chiave. La qualità dell’output dipende dalla qualità e dal rigore dei primissimi step, infatti in Oldrati fin dall’inizio del processo, attiviamo una accurata separazione dei diversi elastomeri. Abbiamo, come detto in precedenza, la completa gestione di questo processo e questo ci permette di creare al nostro interno un’economia circolare completa. Nel far questo, Oldrati da sola può arrivare fino ad un certo punto di virtuosità. Stiamo creando un network in un’ottica di green deal, nel quale ci sono già produttori di beni finiti e nel quale stiamo portando a bordo un referente scientifico, ovvero una società attiva nella gestione e smaltimento rifiuti che ci aiuti a fare quel lavoro di sorting a monte del processo. Quindi l’intenzione futura è quella di approvvigionarci anche tramite fonti esterne ai nostri impianti di produzione. L’obiettivo del Gruppo Oldrati è quello di trasformare nel2021 circa 1200 tonnellate di gomma di scarto in una mescola a basso impatto ambientale. Oggi questo obiettivo è più reale che mai.
Possiamo dire allora che l’Ogreen va letta come un innovativo punto di partenza?
Assolutamente sì, ci sono una vastità di materiali appartenenti alla marco-famiglia della gomma che potrebbero rivivere la stessa sorte. Mentre andiamo avanti con la produzione e l’innovazione, il nostro obiettivo è quello di riportare in vita il maggior numero di elastomeri possibili. Si tratta a tutti gli effetti di un’operazione di reverse engineering e di nuovo, per sottolineare quanto il lavoro di squadra sia e sarà fondamentale, lavoriamo ogni giorno insieme ai clienti per andare a creare il materiale ad hoc che possa servire a produrre articoli tecnici che abbiano le performance peculiari richieste da ogni cliente. Il messaggio è che l’Ogreen può essere creata esattamente per lo scopo al quale deve essere asservito. La tecnicità non passa e non passerà mai in secondo piano; ritrovarla intatta in un prodotto con importanti caratteristiche di sostenibilità ambientale non può essere che un enorme valore aggiunto. Questo è fondamentale che venga recepito da tutti i potenziali interlocutori e da tutti i potenziali utilizzatori.
Ogreen è pensata per essere utilizzata all’interno dei vostri processi produttivi. Creando in futuro una rete per approvvigionarsi degli scarti anche da fonti esterne, potrebbe questo far nascere anche una produzione di una materia prima secondaria pronta per la vendita sul mercato delle MPS?
Rispondo alla domanda con un fatto: un’importante “libreria” di materiali di New York, che è solita contattare aziende di tutto il mondo che siano in grado di produrre materiali innovativi, ci ha chiesto di poter esporre un nostro manufatto realizzato con Ogreen, allo scopo di listarci tra i materiali innovativi del 2021. Ancora una volta vediamo come il pregio maggiore di Ogreen sia la fattibilità di essere usata per creare un articolo tecnico ma in realtà, per risponderle fino in fondo, stiamo già ricevendo richieste per l’acquisto del materiale come MPS. Il vero punto di forza di Oldrati è appunto la filiera; qualora noi dovessimo proporre il materiale sul mercato, secondo me sarà opportuno a quel punto mettere in atto un servizio di consulenza di Oldrati sul come utilizzare il materiale acquistato. In pratica, diventeremmo dei consulenti di materiali.
Quante declinazioni, quante nuove vie possono essere esplorate partendo da questo progetto. Aprire anche ad una rete di produttori esterni grazie al vostro coaching, è un aspetto che dà ancora più valore a tutto l’insieme e permette di apprezzare realmente a 360° lo spessore della vostra visione, al di là del valore tecnico intrinseco. Dove vi porterà questa visione?
In Oldrati possiamo veramente pensare di fare qualcosa di importante. C’è sicuramente un’opportunità da continuare a cogliere e soprattutto da comunicare. Importanti saranno allora le relazioni che potranno essere strette anche con progetti smart di comunicazione come quello che sta costruendo un magazine come rePlanet. Le industrie che utilizzano i materiali plastici solitamente utilizzano anche la gomma, eppure di gomma fino a ieri nessuno, forse pochissimi, parlavano. Probabilmente, diciamo, fa meno sensazione dal punto di vista negativo per quanto riguarda il problema ambientale, perché il problema viene da tutti identificato nella plastica.
Certo, la plastica è sulla bocca di tutti oggi ma come negare che risolvere la questione del riciclo dei manufatti in gomma, quale che sia la tipologia di elastomero, abbia la stessa
valenza della questione sul riciclo delle plastiche?
Il nostro desiderio è che Ogreen diventi il marchio di riconoscimento della gomma sostenibile. Abbiamo un vantaggio competitivo che è il frutto della “cocciutaggine”, per chiamarla così, e della determinazione della famiglia Oldrati. Siamo arrivati a questo punto prima degli altri e vorremmo che questo, oltre al vantaggio competitivo in termini di ricerca e sviluppo, portasse l’Ogreen ad essere utilizzata da tutti, che l’Ogreen stesse all’industria della gomma come la Nutella sta alle creme spalmabili oppure il gore-tex sta alle membrane in tessuto sintetico. Proprio per questo noi siamo aperti a partnership, anche per ciò che riguarda la comunicazione, che ci aiutino a velocizzare, a fare, come si suol dire, lo scale-up del processo. In effetti, possiamo declinarla con differenti sfumature ma in realtà la nostra visione è propriamente questa: Ogreen diventerà il nome della gomma sostenibile.