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I rifiuti di plastica negli oceani sono sovrastimati, secondo uno studio dell’Università di Utrecht

Lo studio ha anche rilevato che la maggior parte dei rifiuti di plastica galleggia in superficie in grossi pezzi

Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, il 7 Agosto 2023, la quantità di plastica che ricopre gli oceani è molto inferiore a quella che gli scienziati pensavano in precedenza.

Lo studio è opera di scienziati dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, che hanno sviluppato un nuovo modello matematico per stimare la quantità di plastica nell’oceano. Lo studio ha rilevato che ogni anno finiscono in mare circa 500.000 tonnellate di plastica, di cui la metà proveniente dalla terraferma e il resto dalle attrezzature dell’industria della pesca.

Questo totale è molto inferiore ai 4-12 milioni di tonnellate all’anno stimati da alcuni studi.

I risultati si basano su un modello 3D dell’oceano che utilizza un’enorme quantità di dati di osservazione e di misurazioni effettuate dal 1980 al 2020 nelle acque di superficie, sulle spiagge e nelle profondità oceaniche.

Lo studio del modello ha stimato che i pezzi di plastica più grandi di 25 millimetri (un pollice) costituiscono oltre il 95% della plastica che galleggia nell’oceano; e che, mentre la maggior parte delle particelle di plastica nell’oceano sono molto piccole, la massa totale di queste microplastiche – definite come inferiori a cinque millimetri (0,2 pollici) – è relativamente bassa.

Lo studio ha rilevato che la frazione maggiore della massa di plastica, tra il 59% e il 62%, si trova sulla superficie dell’oceano. Questo dato è in netto contrasto con l’ipotesi ampiamente diffusa che solo l’1% circa della quantità totale di plastica presente negli oceani galleggi in superficie. Questa teoria sostiene che esiste un “pozzo mancante” di inquinamento da plastica nelle acque più profonde.

Il nuovo studio ha rilevato, invece, che la quantità totale di rifiuti marini di plastica galleggiante è molto più alta rispetto alle stime precedenti, circa 3.000 chilotoni – 3.400 chilotoni. È emerso inoltre che la maggior parte della massa di plastica è contenuta in oggetti di plastica di grandi dimensioni, circa il 90-98%, e che questi costituiscono la maggior parte della massa di plastica galleggiante totale.

Il fatto che la maggior parte dei rifiuti di plastica galleggi in pezzi di grandi dimensioni potrebbe aiutare gli sforzi di pulizia, ha osservato lo studio. “I pezzi grandi e galleggianti in superficie sono più facili da pulire rispetto alle microplastiche“, ha dichiarato in un comunicato il coautore dello studio, Erik van Sebille dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi.

“Le stime recenti dell’apporto oceanico di plastica sono da uno a due ordini di grandezza più grandi della quantità misurata che galleggia in superficie”, si legge nello studio. ”Questa discrepanza potrebbe essere dovuta a una sovrastima delle previsioni di immissione, a processi di rimozione della plastica dalla superficie dell’oceano o alla frammentazione e alla degradazione. Il nostro modello stima un apporto di plastica negli oceani di circa 500 chilotonnellate all’anno, meno delle stime precedenti“.

 

Lo studio si è concentrato solo su polietilene, polipropilene e polistirene, che costituiscono la maggior parte degli oggetti presenti sulla superficie dell’oceano, negli strati più profondi e sulle spiagge. Non ha preso in considerazione i polimeri più densi dell’acqua di mare, come il PVC e il PET, che si stima costituiscano tra il 35% e il 45% della massa di plastica che entra nell’ambiente marino.

Il nuovo studio può essere letto a questo link.

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