HomeAmbiente & SostenibilitàChe fine fanno gli scarichi domestici?

Che fine fanno gli scarichi domestici?

Gruppo CAP è impegnato in progetti innovativi a servizio della comunità per portare acqua di qualità ai cittadini… e molto di più

Intervistando Matteo Colle, Direttore Relazioni esterne e Sostenibilità di Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, abbiamo scoperto notizie interessanti e insospettabili su ciò che accade alla (molta) acqua che consumiamo nell’hinterland milanese, e soprattutto agli scarti di fognatura che vengono valorizzati con progetti innovativi.

“Gestire il servizio idrico significa affrontare la complessità di un sistema articolato fatto di migliaia di chilometri di rete di acquedotto e fognatura, di impianti ad alta tecnologia come i depuratori e i sistemi di potabilizzazione – spiega Colle. Significa, soprattutto, garantire a tutti acqua di qualità, sicura e costantemente controllata. La continuità e l’universalità del servizio, infatti, rappresentano i cardini del nostro impegno: universalità, perché l’acqua è un diritto di tutti e per questo ci impegniamo a restituirla all’ambiente e a portarla ovunque, anche nei punti più difficili del territorio; continuità, perché l’acqua deve arrivare sempre e senza interruzioni dai rubinetti delle case dei cittadini.

Da parecchio tempo Gruppo CAP sta interpretando il proprio ruolo di gestore del servizio idrico integrato in una chiave allargata, in qualità di partner per la transizione green del territorio. Questo si traduce nella messa a disposizione di know how, competenze, impianti collaudati, a favore dei Comuni del territorio e delle aziende, ampliando il perimetro del servizio”. 

Depurazione acque
“Le acque reflue sono le acque utilizzate nelle attività umane, domestiche, industriali o agricole e che, prima di tornare in natura, devono essere ‘bonificate’. Una volta arrivate al depuratore attraverso la fognatura e i collettori intercomunali, le acque reflue vengono sottoposte a un lungo processo di depurazione. Il primo step è eliminare i detriti solidi che vengono erroneamente gettati in acqua o nel wc; in una fase successiva si filtrano i residui più piccoli, come sabbia, terriccio, oli e grassi, che saranno eliminati con l’aspirazione. A questo punto avviene il trattamento dell’acqua e la depurazione dalle sostanze inquinanti: all’acqua viene aggiunto l’ossigeno per nutrire i microrganismi naturalmente presenti, che procederanno ad eliminare batteri dannosi e sostanze nocive. Alla fine del ciclo i nostri impianti di depurazione restituiscono fanghi e acque depurati pronti a essere restituiti all’ambiente in totale sicurezza e riutilizzati in diversi ambiti.

Il riuso e la salvaguardia della risorsa idrica costituiscono uno degli aspetti cruciali della strategia di CAP che, alla luce dei rischi derivanti dai cambiamenti climatici, si impegna quotidianamente nella tutela dell’oro blu. Seguendo i princìpi dell’economia circolare, il Gruppo promuove l’utilizzo dell’acqua non potabile per gli usi non domestici, come l’irrigazione di colture e aree verdi, il lavaggio delle strade dei centri urbani e l’alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento industriali.

Le acque depurate possono essere molto utili per l’agricoltura che può così godere di uno stock di acqua sempre disponibile per irrigare i campi. Il tema del riuso agricolo dell’acqua depurata è cruciale eppure c’è ancora molta strada da fare sia dal punto di vista culturale, sia degli investimenti tecnologici in impianti di connessione con i depuratori per trasportare l’acqua. Utilizzare acqua delle falde in agricoltura è un grande spreco e questo accade in Paesi come il nostro perché, in condizioni normali, l’acqua non manca. Al contrario nelle regioni del mondo in cui l’acqua è scarsa, si sono da tempo sviluppati sistemi per limitarne l’uso, ampiamente accettati.

CAP interviene anche nella gestione idraulica del territorio in caso di allagamenti e piene”.

I fanghi
“I fanghi di depurazione costituiscono il principale residuo derivante dai trattamenti depurativi e in essi si concentrano gli inquinanti rimossi dalle acque reflue. I fanghi da trattamento delle acque reflue vengono sottoposti a un processo di disidratazione per ridurne il volume e poi trasformati in fertilizzanti per l’agricoltura oppure utilizzati per la produzione di energia. Dai fanghi che prima finivano in discarica – 80.000 tonnellate all’anno – oggi si estrae valore: sostanze nutritive, sabbie, cellulosa, che poi possono ritornare in un ciclo produttivo. Questo è il nostro modo di restituire valore al territorio e aiutare le comunità locali ad avviare percorsi di transizione energetica attuando una politica di sostenibilità interna.
Anche perché dobbiamo contrastare il nostro dispendio di energia: infatti il servizio idrico integrato, In Italia, è uno dei settori industriali più energivori dopo il metalmeccanico e i trasporti. Lo sforzo di spingere acqua con pompe che funzionano 24 ore su 24 è enorme, come del resto richiede molta energia la fase di depurazione che utilizza processi fisici, chimici e biologici per la movimentazione delle acque, l’insufflazione di ossigeno per alimentare il ciclo biologico, la filtrazione e la disinfezione. Per supportare queste azioni e rendere l’impianto autonomo da un punto di vista energetico, realizziamo campi fotovoltaici che alimentano sia le nostre infrastrutture sia le comunità energetiche locali”.

Collaborazioni strategiche
“Il mondo dei rifiuti sembra lontano dall’attività di CAP, ma in realtà alcuni asset del servizio idrico integrato come i biodigestori anaerobici, possono essere utilizzati per dare vita a collaborazioni con i Comuni e con le aziende che devono smaltire scarti organici di diversa provenienza, quali la ristorazione industriale, la lavorazione dei prodotti lattiero-caseari, l’agricoltura, la FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano). I nostri digestori anaerobici trasformano queste matrici organiche esterne per produrre biometano, che viene reimmesso nella rete gas di SNAM o bruciato per produrre calore ed energia per il territorio, con un percorso virtuoso di economia circolare che ci consente di ridurre anche le emissioni di CO2, utilizzando tra l’altro impianti già esistenti senza incidere su nuovo consumo di suolo.

Oltre a ricavare energia, dai fanghi recuperiamo tutto ciò che può tornare ad essere risorsa a seguito di processi di trasformazione, poiché contengono nutrienti che possono essere valorizzati, come il fosforo che è un elemento in shortage mondiale.

L’estrazione di cellulosa, dovuta alla grande quantità di carta igienica che conferisce nelle fognature, dà origine alla realizzazione di un materiale utilizzabile per asfalti o rivestimenti stradali. Il carbonio estratto è usato per produrre soluzioni carboniose e oggetti in carbonio puro, con sperimentazioni anche verso il diamante sintetico, tramite un progetto Horizon 2020. Con i biopolimeri, invece, in collaborazione con Novamont, abbiamo brevettato tubi di fognatura che contengono una percentuale di plastica ricavata dai fanghi di fognatura, attuando un progetto di vera economia circolare. Infine, è in atto una serie di sperimentazioni di recupero delle sabbie che poi disinfettiamo e riutilizziamo come materia prima seconda nei nostri cantieri, cedendola agli appaltatori ad un prezzo simbolico di 1 euro a tonnellata.
Infine, dai fanghi produciamo anche fertilizzanti, ammendanti e terriccio che commercializziamo.

Con questi ed altri progetti avviati con le aziende dimostriamo che CAP rappresenta un caso unico nel modo di interpretare il proprio servizio, che diventa una risorsa per tutte le filiere connesse”.


L’invarianza idraulica
“La Città metropolitana di Milano è il secondo territorio in Europa per quantità di suolo impermeabilizzato (la prima è la Brianza!). Su un territorio così poco drenante, l’impatto dei cambiamenti climatici diventa devastante. La gestione delle precipitazioni è diventata negli ultimi decenni più problematica, a causa della crescita frenetica delle aree urbane e dei cambiamenti climatici che hanno portato ad un aumento dei fenomeni metereologici estremi.

Per far fronte a questo scenario, Gruppo CAP supporta i Comuni nello sviluppo di sistemi di drenaggio urbano sostenibile in ottemperanza alla L.R. 15 marzo 2016, n. 4 e e R.R. 7/2017, che introducono il principio di invarianza idraulica e idrologica attraverso il quale si vuole ridurre l’impatto idrologico delle attività di trasformazione del territorio.

Inoltre, CAP attualmente è titolare della progettazione e realizzazione del progetto “Città spugna” finanziato dal PNRR e aggiudicato da Città metropolitana di Milano. Si tratta di circa 90 opere di deimpermeabilizzazione del territorio in 32 comuni, con rimozione di aree asfaltate da sostituire con aree drenanti: laghetti, aree umide, parcheggi drenanti.

Anche queste attività rientrano nel nostro concetto di sostenibilità”.

Educazione e informazione
“Quando le persone aprono il rubinetto, danno per scontato che esca l’acqua e non si pongono la domanda da dove arriva, come viene gestita, dove va a finire. Questo anche perché l’acqua ha un costo limitato che non ci spinge a risparmiarla. Ma dobbiamo sapere che gli Italiani sono i più grandi consumatori d’acqua d’Europa con 230 litri al giorno a persona (la media europea è di 150 litri), senza contare le perdite della rete, che sono in media intorno al 38% con picchi nel Sud al 70%. Per questo tutti dobbiamo impegnarci a modificare urgentemente i nostri stili di vita e le abitudini, se non vogliamo perdere il nostro bene più prezioso.

Gruppo CAP è impegnato costantemente in progetti educativi e di comunicazione volti a sensibilizzare anche i più piccoli ad un uso più consapevole della risorsa acqua. Lavoriamo con le scuole di tutti i livelli su progetti legati all’acqua e al suo uso consapevole: laboratori educativi, visite ai nostri impianti e ai laboratori, lezioni tematiche in aula”.

www.gruppocap.it

 

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