Il Report ASSORIMAP sul riciclo meccanico delle materie plastiche, elaborato da Plastic Consult, illustra i dati relativi alla dimensione e alla consistenza del settore nazionale (numero di imprese del riciclo meccanico di materie plastiche, fatturato, addetti, segmentazione geografica, numero impianti e localizzazione), le caratteristiche della produzione di Materie Prime Seconde attraverso il riciclo meccanico della plastica, gli aspetti del mercato (andamento dei prezzi di approvvigionamento dei rifiuti in input e andamento dei prezzi di vendita delle Materie Prime Seconde).
Attraverso tali dati, il Report analizza i fattori di crescita e di freno allo sviluppo del mercato delle Materie Prime Seconde (fattori normativi, tecnici e organizzativi).
I numeri che emergono dal Report ASSORIMAP raccontano pertanto un capitolo dell’economia circolare Made in Italy e i passi avanti nella transizione ecologica, all’interno di un contesto normativo comunitario e nazionale sempre più definito, nell’ambito del Green Deal, per la lotta all’inquinamento da rifiuti post-consumo in plastica non valorizzati secondo i principi della circolarità e per l’impiego di plastiche riciclate nella produzione di nuovi imballaggi.
Dopo una leggera contrazione nel 2023, il 2024 ha fatto registrare una produzione di Materie Prime Seconde in plastica in buona crescita (+3,2%) rispetto all’anno precedente, per un totale di 833 mila tonnellate di polimeri riciclati prodotti.
Pur tuttavia, l’andamento delle vendite di questi non ha seguito lo stesso trend positivo, con quotazioni rimaste appiattite verso il basso su livelli analoghi a fine 2020.
Rispetto alla severa contrazione del 2023, il fatturato settoriale dell’industria nazionale del riciclo meccanico ha registrato nel 2024 un lievissimo calo, pari al -0,8%, attestandosi a poco più di 690 milioni di euro.
La riduzione dei costi energetici registrata nei primi mesi del 2024 ha fornito un po’ di ossigeno alle imprese del comparto; tuttavia la tendenza si è invertita già nei mesi primaverili, con il prezzo medio mensile all’ingrosso dell’energia elettrica al di sopra dei 100€/MWh in giugno, e cresciuto fino a 135€ in dicembre.
Il panorama competitivo internazionale è risultato inoltre sempre più acceso, basti pensare che a livello europeo la capacità produttiva di riciclati meccanici è pressoché raddoppiata tra il 2016 e il 2023 (+6 milioni di tonnellate), ma il mercato di sbocco non ha registrato una crescita altrettanto consistente. Il fenomeno ha contribuito alla progressiva contrazione delle quotazioni e, in mancanza di effettivi controlli, si è assistito ad un proliferare di importazioni “selvagge” di prodotti low cost (in particolare extra europee: Far East, USA, Nord Africa, ecc.)., prodotti talvolta solo spacciati per riciclati, che hanno conquistato trasversalmente sempre più spazio mettendo in seria difficoltà il comparto del riciclo meccanico. A ciò si aggiunge anche la forte pressione competitiva dei polimeri vergini, con quotazioni sempre più in calo.
Tornando alle performances del comparto nazionale del riciclo meccanico delle materie plastiche, nel 2024 solo il segmento relativo al PET riciclato ha evidenziato un ottimo recupero dei prezzi di vendita, grazie alle particolari dinamiche del comparto beverage (si ricordano le prescrizioni ex Direttiva SUP, con il primo target relativo al contenuto minimo di plastica riciclata pari ad almeno il 25% nelle nuove bottiglie per bevande fissato già al 2025).
La produzione complessiva di R-PET è infatti aumentata di un “esplosivo” 17,2% nel corso del 2024, superando le 230.000 tonnellate. Nel giro di due anni la quota del bottle to bottle è cresciuta di oltre 10 punti percentuali, e rappresenta al 2024 circa il 35% delle applicazioni di sbocco del PET riciclato.
Trend positivi di produzione e fatturato anche per il polipropilene riciclato, trainato dall’impiego nel segmento casalinghi e garden, oltre che nella produzione di nuovi imballaggi rigidi.
Lievissima crescita anche per i misti poliolefinici, riciclati che provengono da un’ulteriore selezione, effettuata a livello nazionale, della frazione della raccolta differenziata urbana degli imballaggi plastici.
Fa invece registrare una significativa contrazione il polietilene, sia rigido (HDPE) che flessibile (LDPE): il primo, non tanto nella produzione, quanto piuttosto nei prezzi di vendita, il secondo sia nella produzione e soprattutto per quanto riguarda il fatturato.
LA FILIERA
I materiali destinati al riciclo si dividono in due grandi categorie: la prima è quella dei materiali pre-consumo (relativa ai cosiddetti scarti industriali, ovvero rifiuti plastici derivanti dalle lavorazioni di materie plastiche e taglio a misura di tubi o profilati).
La seconda, focus dell’analisi, è quella dei manufatti post-consumo, ossia rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata urbana (limitata ad oggi, sostanzialmente, alle diverse categorie di imballaggi quali bottiglie, flaconi, vaschette, contenitori stampati, film per packaging primario), dalla raccolta degli imballaggi proveniente da superfici commerciali e industriali, dall’agricoltura, oltre a componenti in materie plastiche provenienti da altre filiere, come quelli dei trasporti, degli elettrodomestici e dell’arredamento.
Tali rifiuti, dopo le fasi di raccolta e stoccaggio, vengono selezionati e suddivisi per lotti omogenei, dopodiché subiscono un processo di pretrattamento (triturazione), per essere destinati finalmente alle aziende che producono le Materie Prime Seconde (in granuli o scaglie) e che possono così rientrare in circolazione nella nuova produzione di manufatti e semilavorati plastici.
LE AZIENDE
Nell’attività di riciclo delle materie plastiche sono attive, nel complesso al 2024, più di 350 aziende, inclusi raccoglitori e selezionatori di rifiuti e scarti industriali. Un calcolo dal quale sono invece escluse le società di raccolta rifiuti urbani.
I produttori di materie prime seconde sono oltre 240, comprendendo la lavorazione degli scarti industriali e le aziende che producono macinati, così come i trasformatori di plastiche integrati a monte nel processo del riciclo.
Di questi, le aziende che operano esclusivamente nel riciclo meccanico delle materie plastiche post-consumo (le aziende censite nel Report) sono 77, per un totale di 86 impianti.
È nel Nord Ovest, in particolare in Lombardia, che si concentra la maggior parte degli impianti di riciclo meccanico (37% del totale). Segue il Nord Est con poco più del 31%, mentre la percentuale si attesta al 23% nel Sud e nelle isole, e sfiora l’8% nel Centro Italia.
I MATERIALI
Le fonti per il riciclo meccanico post-consumo sono complessivamente concentrate nella filiera degli imballaggi, in particolare quelli da raccolta urbana (72% del totale, in crescita di 5 punti percentuali rispetto al 2023). Seguono i rifiuti da imballaggio generati nel canale “commercio e industria” (19%), principalmente imballaggi secondari e terziari flessibili, seguiti da quelli rigidi. Il comparto agricolo contribuisce per il 3% (in calo rispetto al 2023), mentre al 6% si attesta la somma delle altre filiere (RAEE, igiene e arredo urbano, casalinghi e garden, automotive, trasporti).
In merito alla provenienza geografica dei rifiuti, i riciclatori meccanici nazionali hanno riciclato manufatti a fine vita raccolti e selezionati sul territorio nazionale (83% dei volumi, in calo di 3 punti percentuale rispetto al 2023).
LA NUOVA PRODUZIONE (MATERIA PRIMA SECONDA)
La maggior parte dei riciclati prodotti è costituita dal PET (28%), seguito dal polietilene flessibile (23%). Seguono il polietilene rigido con il 19%, i misti poliolefinici con il 16%, il polipropilene con il 12%. Una quota marginale pari al 2% complessivo si riferisce agli altri polimeri (stirenici, PVC e poliammidi).
Le principali applicazioni delle materie prime seconde sono diversificate, pur se concentrate per il 43% nel settore imballaggi (rigidi al 34%, flessibili al 9%). Si segnalano inoltre come applicazioni di sbocco dei riciclati i tubi (12%) e il settore edilizia e costruzioni (11%).
OPPORTUNITÀ E CRITICITÀ PER IL SETTORE
In termini di volumi, l’evoluzione attesa per il comparto nazionale del riciclo meccanico delle plastiche post-consumo resta nel complesso favorevole, grazie anche al crescente sviluppo delle vendite al di fuori dei confini nazionali.
I fattori di crescita sono in buona parte riconducibili all’evoluzione normativa a livello comunitario, in particolare con il nuovo Regolamento Imballaggi (PPWR) e la Direttiva monouso (SUP), che contengono le principali prescrizioni e target di riciclo e impiego di materia prima seconda negli imballaggi.
Pur tuttavia, nonostante il sostegno normativo, la situazione di mercato dello scorso esercizio e di inizio 2025 mostra numerose e importanti criticità, quali:
– Il persistente confronto economico con i polimeri vergini, il cui andamento 2024 ha nuovamente impattato il settore del riciclo meccanico;
– La mancanza di un sistema europeo di tracciabilità per i materiali riciclati, che spesso entrano in UE senza alcuna certificazione (si ricorda che manca ancora ad oggi un codice doganale che distingua il riciclato dal vergine);
– L’incomprimibilità delle principali voci di costo per i riciclatori, quali i feedstock da riciclare (lotti selezionati di rifiuti) e il costo dell’energia, in Italia storicamente più alto che negli altri Paesi UE principali competitor.
L’assenza di un sistema armonizzato di certificazione e tracciabilità potrebbe in particolare rivelarsi un fattore di estrema criticità nell’attuale scenario di guerra dei dazi USA e controdazi: il possibile riorientamento dell’export asiatico, destinato in precedenza agli USA, verso il continente europeo, potrebbe portare sul mercato UE materiali a prezzi ancora più “aggressivi”, vergini o presunti riciclati che siano.
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